Se vogliamo ragionare sulle tante e rilevanti differenze che intercorrono tra la musica, l’essere musicisti, lavorare nella musica, in Italia e America, in primo luogo va chiarito che tali differenze interessano più un discorso di quantità di possibilità lavorative che di qualità musicale in sé.
Lavorando e insegnando a livello professionale da anni in America, posso serenamente fare un confronto e dire che il livello musicale in Italia è altissimo: ci sono musicisti e strumentisti eccellenti, dotati di un talento enorme e le scuole presenti nel nostro paese sono ottime, tanto da non avere nulla da invidiare a quelle d’oltreoceano per il livello di preparazione che sono in grado di offrire. E questo è frutto anche di una società, quella italiana, in cui la cultura della musica è profondamente radicata. Al contempo, però, il mercato della musica in Italia è in crisi e come conseguenza immediata, questo riduce le possibilità e occasioni lavorative, i budget; possibilità che invece, sono molto più numerose in America.
Los Angeles, per esempio, è la capitale mondiale dell’intrattenimento e in una città del genere esistono tanto le possibilità per batteristi preparatissimi che puntano a una carriera prestigiosa e importante, tanto per batteristi, comunque bravi, che semplicemente ambiscono a lavorare con continuità e successo nel quotidiano, in circuiti più piccoli ma che consentono comunque loro una certa stabilità e costanza lavorativa.
L’America poi, offre un altro beneficio: la grande commistione di culture presenti favorisce il fatto che si creino in maniera molto spontanea, progetti musicali che, naturalmente, hanno una proiezione internazionale, mondiale.
L’altra sostanziale differenza è una conseguenza proprio dalla disparità di possibilità lavorative dei due paesi: la maggiore tranquillità professionale che esiste in America concilia tra i musicisti un clima più collaborativo, di scambio e confronto; cosa che, invece, in Italia è meno presente. L’eccessiva competitività che si respira in Italia, dovuta all’esigenza di accaparrarsi le poche possibilità di lavoro, si riverbera in maniera non positiva nella musica, vista l’atmosfera a volte nervosa che si genera nel mondo del professionismo musicale.
Da ultimo, un grande consiglio che la scena italiana potrebbe lasciare che quella americana gli suggerisse, interessa la meritocrazia. In America ci sono costantemente audizioni e provini che fanno sì che, di continuo, si dia spazio e lavoro a nuovi musicisti. Musicisti che si guadagnano i lavori sul campo, grazie alla loro bravura e preparazione. Rinvigorire questo approccio in Italia, permetterebbe a tanti musicisti che valgono, che meritano di trovare spazi e avere visibilità, di lavorare a scapito di quelli che lo fanno, prima ancora che per le loro capacità, per qualche contatto o amicizia importante.
è un giovane e brillante batterista italiano che sì è ritagliato un posto al sole nella scena batteristica internazionale. Dal 2013 è docente di batteria al prestigioso e collabora in pianta stabile con il chitarrista Greg Howe che accompagna live e nell'attività discografica. Da qualche mese su Accordo dispensa dritte, spunti e consigli su come gestire al meglio la propria vita e attività di batteristi professionisti.
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