Quando si pensa a quali siano le città più importanti e di riferimento per chi ambisce a lavorare con la musica in America, non di scappa: le destinazioni sono sempre quelle, poche e affollate. Los Angeles, New York e Nashville sono tre capitali mondiali dell'industria musicale, luoghi dove alcuni tra i migliori musicisti al mondo battagliano per ritagliarsi spazio.
Per questo, è importante ampliare le possibilità di scelta del mercato nel quale si desidera affacciarsi e – al contempo – è importante ragionare bene e in anticipo, sul come approcciarlo.
DOVE:
La prima decisione, fondamentale, è sul dove andare a giocarsi al meglio le proprie carte come aspirante musicista professionista. Come detto in precedenza, se non si ha nulla da perdere, non si temono confronti e la prospettiva di rischiare tutto non spaventa, città come New York, Nashville o Los Angeles possono certamente essere prese in considerazione. Senza cercare di scoraggiare nessuno, è importante, però, sapere che ci sono tanti esempi di musicisti preparatissimi che, dopo un periodo di prova, sono dovuti tornare nel proprio paese, scoraggiati dalle tante difficoltà e dalla troppa concorrenza. In queste realtà, infatti, la competizione è spietata e il livello professionale, altissimo. Quindi, un'alternativa per il musicista che vuole ripartire da zero in un altro paese, trovando lavoro in breve tempo, è orientarsi verso altre città, meno sature di musicisti.
Questa cosa non deve essere vissuta come un’ammissione di sconfitta perché si sta semplicemente orientando la propria ricerca di lavoro, verso un luogo in cui, con gran probabilità, ci sono maggior richiesta e possibilità d’ingaggio.
Inoltre, è anche sbagliato vivere questa scelta come un ripiego, meno attraente del fatto di fare il musicista in una delle capitali menzionate prima: in generale, in ogni città americana c’è una tradizione musicale radicata ed il livello medio dei musicisti rimane comunque molto alto. Chicago, Memphis, Seattle, Milwaukee o Minneapolis sono ottimi esempi di città alternative, con scenari musicali d’eccellenza, che offrono possibilità lavorative più concrete per chi vuole fare il musicista.
Altro aspetto decisivo è valutare quale di queste città offra la migliore collocazione artistica e stilistica per la propria musica. Per esempio, se si è maggiormente orientati verso una scena più blues e jazz, una città come Chicago dovrebbe essere in cima alla propria lista.
È quindi necessario documentarsi, cercare, ragionando sulla propria meta con un piglio pragmatico.
COSA:
Cosa vogliamo fare e suonare per vivere di musica?
E' fondamentale valutare o meno l'insegnamento come fonte di sostenimento. Per molti musicisti, anche in America, insegnare resta una delle certezze di sostentamento per vivere di musica. Quindi, se siete degli insegnanti navigati, autentici e motivati, dare delle lezioni potrebbe permettervi di rimettervi in gioco nell'immediato, perché le opportunità di trovare degli allievi di certo non mancheranno.
Esiste, ovviamente, anche la possibilità di scartare l’insegnamento e concentrarsi su altri aspetti della propria figura musicale. Si può essere esclusivamente turnisti, cantautori indipendenti, produttori o multistrumentisti. Perché in America, più che la versatilità premia la specializzazione.
Essere musicisti professionisti in Italia, molto spesso obbliga ad approcciare una varietà di stili, competenze e situazioni. Questo di certo aiuta nell'espandere la propria conoscenza a 360 gradi ma, spesso, anche a discapito di una specializzazione mirata.
Questo versatilità forzata, che magari aiuta moltissimo inun primo periodo lavorativo, a lungo termine può risultare essere un limite. Durante un'intervista a Zucchero Fornaciari gli venne chiesto perché si affidasse a tanti musicisti statunitensi durante le registrazioni di uno dei suoi album. Zucchero rispose che i musicisti Italiani sono molto preparati e conoscono una moltitudine di stili; ma che quando si vuole scendere nello specifico, trovare l’autenticità di un certo linguaggio, bisogna affidarsi a musicisti d'oltreoceano.
Quindi, bisogna essere onesti con sé stessi e profondamente sicuri sul tipo di competenza professionale che vogliamo ritagliarci e cucirci addosso: didatti, turnisti, session man, solisti…più forte e inequivocabile sarà la nostra identica, più centrata sarà la nostra figura professionale e maggiori le possibilità di inserirsi in maniera competitiva sul mercato.
COME:
Promuoversi in America è decisivo e lo è ancor di più porsi in maniera molto professionale. I musicisti americani promuovono e gestiscono la loro attività come qualunque altro professionista fa in un altro business. E quindi, spesso, delegano e affidano parti della loro attività (promozione, booking, management…) a figure professionali specifiche.
Quindi essere presenti sui social media, avere un sito internet accattivante ed una mail specifica è il requisito minimo, il punto di partenza indispensabile ma che non basta.
Per tutte queste ragioni, sarà vitale essere intraprendenti nel fare ricerca e creare contatti ancora prima di arrivare nella nuova destinazione. Una volta sbarcati, invece, non bisognerà essere spaventati nell'approcciare musicisti locali, cercando di creare connessioni. Per questo sarà importante andare e seguire più concerti possibile.
è chitarrista professionista di Pordenone che da qualche anno vive e lavora in America, a Minneapolis, proprio grazie alla chitarra.
Su Accordo, Marco ci racconta la sua storia attraverso questa serie di articoli che si sono tramutati in una sorta di manuale di sopravvivenza per chitarristi in trasferta.
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