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Maurizio Dei Lazzaretti: scegliere i piatti
Maurizio Dei Lazzaretti: scegliere i piatti
di [user #116] - pubblicato il

"Un batterista che va a fare delle prove, un professionista che parte per dei concerti all’estero, la cosa che si porta sempre appresso è il suo set di piatti. Perché per un batterista i piatti sono fondamentali: nel Jazz e nel Pop, per esempio, i suoni di Ride e Charleston, sono la firma di un batterista. Per questo, sapere sceglier i piatti in maniera consapevole è decisivo." Parola di un'icona della batteria italiana, Maurizio Dei Lazzaretti.

“Hai chiaro il suono che vuoi ottenere?” è il titolo della serie di appuntamenti che Maurizio Dei Lazzaretti terrà nei principali store italiani in collaborazione con i piatti Pasha e il distributore italiano Valmusic Professional. Abbiamo incontrato Maurizio Dei Lazzaretti nella suggestiva sede del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano dove insegna, proprio per parlare di piatti e dell'imminente demo tour.

Ciao Maurizio, sei in partenza per un demo tour attraverso l’Italia per parlare di piatti…
Certo, perché per un batterista il piatto è un oggetto molto, molto importante e, di conseguenza, saperlo scegliere è decisivo. Ogni decisione va ponderata e sono necessarie esperienza e consapevolezza che cercheremo di aiutare i ragazzi a sviluppare.
Del resto, per aiutare chi è all’inizio a cogliere l’importanza di questo elemento faccio sempre notare una cosa: se si osserva un batterista che va a fare delle prove, un professionista che parte per dei concerti all’estero, la cosa che – assieme al rullante -si porta sempre appresso è proprio il suo set di piatti.
 
Dunque, qual'è l'idea alla base di questi appuntamenti?
Vorrei offrire ai ragazzi l’opportunità di cogliere quanto sia importante scegliere un set di piatti di base che rappresenti il proprio bagaglio personale e artistico, che accompagni il batterista attraverso diverse avventure musicali. Certo, proprio perché calato in situazioni artistiche e stilistiche diverse, ogni volta questo set avrà magari bisogno di essere adattato, cambiando o integrando un piatto. Ma sarà fondamentale avere un impianto di base, un set già funzionale, adatto alle proprie esigenze che rappresenti una solida base di partenza e che fornisca, almeno al 50%, un punto di partenza e versatilità accettabile. Perché per un ragazzo o un musicista alle prime esperienze, avere un buon Ride, un buon Charleston e un paio di Crash efficaci, significa già partire con il piede giusto nel proprio percorso musicale.
Durante il tour, quindi, mostreremo una serie di piatti di buona qualità e di fascia di prezzo accessibile; e aiuteremo i ragazzi, sulla base delle loro intenzioni, esigenze e possibilità economiche, a capire come sceglierli per costruirsi un set di piatti funzionale e pertinente.


 
Sulla base della tua esperienza, nello scegliere un set, da dove si parte?
Credo che Ride e Charleston rappresentino gli elementi fondamentali, cardine. Sono un ottimo punto di partenza: scelti questi in maniera oculata, si può costruire loro tutt’intorno un set sulla base delle proprie esigenze e con maggiore facilità.
 
Spiegaci perché il Ride è così importante...
Per chi suona Jazz il Ride è fondamentale: viene chiamato signature perché letteralmente firma, sigla, nel suono e nel portamento del tempo l'impronta stilistica, musicale e artistica del batterista.
 
Mentre il Charleston?
Il Charleston, invece, è la firma dei batteristi Pop. In questo genere è la parte di batteria in cui si suona quantitativamente di più, dove si può determinare il sound, il groove.
 
Tra musicisti nulla è più divertente che passare ore a parlare di strumentazione. Queste conversazioni però, spesso sono animate da tanti luoghi comuni che poi rischiano di inficiare acquisti e scelte consapevoli…
Certo, è così anche per i batteristi e per i ragionamenti legati alla scelta e al suono dei piatti.
Per esempio, ci sono stati periodi storici nei quali, tra i batteristi, era un imperativo avere piatti dalle tonalità scure; altri in cui guai a non privilegiare quelli con registri più acuti... Ma io non credo si possa scegliere mai un suono in maniera così categorica. Si dice, per esempio, che solo i piatti vintage offrano certe prestazioni nel Jazz; certo, è vero che in questo contesto musicale alcuni vecchi piatti, negli anni, migliorano il loro suono e sono impareggiabili. Ma anche questo, se preso così come un dogma, è un luogo comune che invece va mitigato: oggi stampano dei piatti nuovi, di altissima qualità che funzionano egregiamente nel Jazz; e al contempo, ci sono vecchi piatti che dopo trent’anni hanno perso il loro suono. Per come sono stati suonati, per quanto tempo hanno suonato all’aperto, non sono sono altro vecchi piatti che non suonano più bene.

Maurizio Dei Lazzaretti: scegliere i piatti
 
Forse un’altra luogo comune riguarda come il suono dei piatti cambi tra live e studio?
Anche qui, bisogna precisare che la differenza non è legata al piatto in sé come timbro, come suono, ma alla maggiore esigenza di sustain che nella situazione dispersiva del live è necessaria. Qualcuno, molto più autorevole di me, Arturo Toscanini, interrogato sul come fosse suonare all’aperto risposte: “All’aperto si gioca a bocce”. Questo per dire che prima di ricercare sfumature sonore (che in studio di registrazione o in locali piccoli è possibile non solo tutelare ma anche enfatizzare) dal vivo, all’aperto, bisogna scegliere un piatto che permetta di recuperare un po’ di quel sustain che naturalmente si perde. E quindi vanno privilegiate misure più grandi; ’16, 18, ’20…in questi contesti sono più indicate.
 
Come presenterai i piatti in questo tour?
Nel loro contesto più naturale e quindi in musica. Mi porterò alcune basi musicali sulle quali suonerò. Ma metterò in gioco anche la mia esperienza raccontando come io ho scelto e selezionato i piatti che utilizzo.
 
Tra le tue tantissime esperienze, ci racconti una produzione nella quale ricordi di aver speso particolari energie per selezionare un set di piatti idoneo alle esigenze sonore e artistiche di quella situazione?
Certo, è una cosa che è successa molte volte. Ma in particolare ricordo con piacere una produzione internazionale con un fonico leggendario, Al Schmitt. L’album era "Kaleidoscope" della cantante Andrea Celeste. (Vedi Video)



Il calendario del demo tour si compone di quattro appuntamenti, durante ognuno dei quali sarà messo in palio un piatto crash Pasha Brilliant da 16”.
Il fortunato vincitore verrà estratto tra gli iscritti al form presente in ogni evento.

Di seguito le tappe del demo tour con Maurizio Dei Lazzaretti per Pasha e Valmusic e i link ai form per iscriversi al contest.

Sabato 9 marzo - Follie Musicali, Angri (SA) - Ore 19:00-21:00
Link al form

Mercoledì 13 marzo - Lucky Music, Milano - Ore 18:00-20.00
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Sabato 30 marzo - Cherubini, Roma - Ore 16:30-18:30
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Venerdì 12 aprile - Musicarte Store, Chiaravalle (AN) - Ore 18:00-20.00
Link al form
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