Massimo Riva e Maurizio Solieri, a fianco a Vasco o come solisti nella Steve Rogers Band, erano perfetti. Solieri era una esemplare espressione del guitar hero degli anni ’80: belloccio e distaccato, elegante nelle movenze ed esuberante nel look, era capace di stregare tanto i chitarristi bramosi di imparare e copiarne pose, suoni e svisate che le fan. Riva invece, era un ragazzaccio scalmanato, trasandato e sorridente che portava sul palco l’energia e la freschezza del rock più scanzonato e ruspante. Era un chitarrista ritmico straordinario che, proprio in un momento storico in cui il chitarrismo si faceva strabordante ed esagerato, dava sicurezza a chi non si identificava in quel nuovo filone virtuosistico: quella di Massimo era una magnifica chitarra rock che viveva di un approccio essenziale ma solido, curato nei dettagli, fatto di grandi arpeggi, ritmiche decise e suono.
Ma Solieri e Riva non erano solo due espressioni differenti dell’essere un guitar hero, due grandi pregiati strumentisti con il physique du role per fare breccia nell’immaginario rock degli anni ’80: erano due grandi autori, capaci di scrivere ciò che rende davvero imperituro un artista, le canzoni:
"Bambolina", "Alzati La Gonna", "Vivere","Ridere di Te", "Un Gran Bel Film", "Dormi, Dormi" sono solo alcuni dei capolavori della nostra musica leggere in cui Riva e Solieri hanno dato, individualmente o a quattro mani, un contributo.
Di Massimo Riva vanno inoltre menzionate le importanti collaborazioni con altri due giganti della chitarra italiana, Luigi Schiavone e Cesareo.
Per ricordare Riva, abbiamo estrapolato alcuni frammenti di una recente intervista a Maurizio Solieri nella quale l’artista ricorda l’amico attraverso una serie di aneddoti divertenti.
Con Vasco, tu e Massimo eravate davvero complementari, a partire dalle chitarre: tu con la Stratocaster, lui con la sua Diavoletto…
No, va ricordata una cosa che pochi sanno: la Gibson SG di Riva era mia, l’avevo comperata a rate, in un negozio di Bologna. Tra l’altro, quando la comperai – era il 1980 o 1981 - io avevo solo due chitarre, due Les Paul. Così, visto che stavamo iniziando a suonare sempre di più, decisi di ampliare il mio parco strumenti e comperai questa SG Special del 1966. Massimo Riva, invece aveva una sola chitarra, una Stratocaster. E per la cronaca, nemmeno quella era sua: glie l’aveva prestata Vasco...
Non si curava molto della strumentazione?
Ti basti sapere che si dimenticava di tutto, persino della tracolla della chitarra. Ogni volta dovevo prestargliela fino a che, un giorno, esasperato da quelle sue continue dimenticanze, gli dissi di arrangiarsi, di salire sul palco usando una corda di chitarra come cinghia! E così successe e Massimo fece un concerto usando uno spago al posto della tracolla!
E succedeva sempre così: rompeva una corda e visto che non aveva il cambio veniva direttamente a prendersi una mia chitarra. Poi sai, lui era una furia sul palco e si buttava di continuo a terra! Per me, che sono sempre stato uno molto precisino, attento alla strumentazione che tratta gli strumenti con cura, vederlo fare quelle cose con la mia chitarra al collo era una sofferenza…
E quindi?
Quindi un giorno, decisi di tagliare la testa al toro e di regalargli la mia Gibson SG. Finalmente avrebbe avuto due chitarre e avrebbe smesso di tormentarmi.
Quella per la chitarra era una passione forte che vi accomunava...
Certo! Per esempio, quando esplose il fenomeno Van Halen, il tapping e tutto quel modo di suonare spettacolare io e Massimo andavamo a vedere dal vivo Ricky Portera con Lucio Dalla. Portera era il primo a praticare quel mondo chitarristico. E poi, sul palco con Vasco, ci divertivamo a emularlo, sperimentando quelle cose pazze: le due mani sulla tastiera della chitarra, i dive bomb con la leva…
Il successo non aveva inficiato la voglia di divertirsi, ll vostro essere amici…
Io e Massimo, con la grazie al successo di Vasco che c’è esploso tra le mani. Quando abbiamo iniziato a girare con i tour bus, a calcare i grandi palchi, ci sentivamo come i Rolling Stones! Ma restava viva l’amicizia, la freschezza del rapporto, il divertimento, quella solarità che ci ha sempre pervaso. Noi si prendeva la musica con grande serietà, il lavoro in studio era molto impegnativo e facevamo tutto con il massimo dell’impegno. Ma l’aspetto conviviale, l’amicizia, le grandi cene e tavolate, le serate a caccia di ragazze restavano un elemento unico, prezioso.
Immagino che il periodo con la Steve Rogers Band sia stato uno spasso…
Sì. Anche perché rimarcava ancora di più quanto fossimo innamorati della musica, della gioia di stare assieme per andare a suonare. Nel 1988 abbiamo portato in tour “Alzati La Gonna”, il disco del grande successo della Steve Rogers Band. E dalle situazioni oramai quasi faraoniche di Vasco si tornava calcare palchi più contenuti e a girare, in piena estate, con un pulmino senza aria condizionata, soprannominato “Il Fuocano”. Ma noi eravamo felici, entusiasti: che problema c’era? Suonavamo la nostra musica, tra di noi, tra amici.
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