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Svolta per la musica in streaming: royalty più alte per gli artisti
Svolta per la musica in streaming: royalty più alte per gli artisti
di [user #116] - pubblicato il

Il modello punta a ricompensare con guadagni maggiori gli artisti professionisti, che possono contare su un proprio pubblico di sostenitori, e spinge in secondo piano la “fuffa”.
La diffusione globale di internet ha cambiato nel profondo le nostre vite. Il modo in cui si fruisce della musica è un esempio eclatante. I dischi cedono sempre più il posto agli ascolti sul web, e lo stream ha definitivamente preso il posto delle vendite fisiche come metro di paragone tra le produzioni artistiche.

Lo streaming rappresenta oggi una fetta importante dell’industria musicale, ma il proliferare di produzioni veicolate e non strettamente artistiche spinge alla necessità di regolamentare il modo in cui i musicisti guadagnano dagli ascolti che ricevono online.

A sollevare il problema è Universal Music Group, che ha sviluppato un modelli di business apposito in collaborazione con la piattaforma di musica in streaming Deezer.

Svolta per la musica in streaming: royalty più alte per gli artisti

Il nuovo sistema di distribuzione delle royalty prodotte dagli ascolti promette di mettere al centro l’artista.
Rispetto agli accordi passati, raddoppia la monetizzazione per gli artisti definiti “professionisti”, cioè quelli che generano almeno 1000 stream al mese con un minimo di 500 ascoltatori unici.
In primo piano è anche la fidelizzazione degli utenti e il loro interesse attivo: è infatti previsto un bonus per le canzoni che gli utenti ricercano, rispetto a quegli ascolti proposti in maniera automatica dalle playlist e dagli algoritmi di gradimento.

Si tratta di una piccola rivoluzione per il settore, in quanto, nel precedente modello, i proventi erano suddivisi tra tutti gli artisti della piattaforma in proporzione al numero di riproduzioni generate, senza considerare i meccanismi alla loro base.
Lo scopo è quello di valorizzare l’engagement organico e interessato da parte degli utenti verso un preciso artista, mettendo invece in secondo piano i brani definiti “funzionali”, suoni e rumori che non hanno davvero a che fare con la produzione musicale ma che muovono comunque numeri importanti sulle piattaforme di streaming, come le tracce rilassanti di rumore bianco e suoni ambientali.

Svolta per la musica in streaming: royalty più alte per gli artisti

I comunicati parlano di una cifra raddoppiata per i guadagni degli artisti, ma non spiegano in che modo cambieranno i numeri per le produzioni “funzionali” o per quegli autori che generano meno traffico. In questo calderone rientrano anche gli artisti emergenti, che ancora non hanno un pubblico affermato in grado di garantir loro la soglia minima per una monetizzazione degna di nota.
Il modello restituisce insomma una certa dignità alla discografia di alto livello, ma viene da chiedersi come risponderà il sottobosco degli aspiranti professionisti che nel web hanno sempre trovato uno strumento di grande potenziale alla portata di chiunque.
musica e lavoro
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